Distretto Carni
Martedì 28 Settembre 2010 14:33

Patto Distrettuale “Filiera della carne bovina delle aree interne di Sicilia

OBIETTIVI:

  • Orientamento all’eccellenza globale;
  • Orientamento all’innovazione attraverso le nuove tecnologie;
  • Capacità di integrare e rafforzare la filiera produttiva;
  • Capacità di relazionarsi in dinamiche di tipo internazionale e di esportare now-out;
  • Capacità di “costruire” piattaforme logistiche e di metterle in rete con i centri di ricerca applicata.

 

Il Patto Distrettuale si compone fondamentalmente delle seguenti sette AZIONI:

  1. Opere strutturali e infrastrutturali;
  2. Ricerca applicata  e internazionalizzazione;
  3. Sistema di tracciabilità del prodotto;
  4. Sistema integrato di etichettatura delle carni;
  5. Rinnovo patrimonio genetico;
  6. Formazione;
  7. Promozione.

 

  • Opere strutturali ed infrastrutturali

A) Diversificazione funzionale del Foro boario di Gangi che consentirà di fatto al Patto, la realizzazione di un centro di ricerca avanzata sul campo - gestito direttamente dal Consorzio di Ricerca Filiera Carni di cui sono soci fondatori l’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste, l’Università di Messina Facoltà di Medicina Veterinaria, le Province di Messina, Ragusa e Catania, il Consorzio Carni Sotto le Stelle e la Società Cooperativa Agricola San Giorgio di Gangi – che rappresenterà lo snodo fondamentale ed il punto di riferimento della ricerca applicata sul settore della carne per l’intero territorio regionale e che si integrerà in maniera funzionale con una delle principali piattaforme logistiche presenti a livello regionale, rappresentata appunto dal frigomacello di Gangi avente una capacità di lavorazione annua pari a 15.000 capi bovini adulti.

Valore aggiunto del Distretto sara appunto quello di

-         essere riusciti a mettere a sistema un tessuto produttivo, costituito da 232 aziende aderenti,  fortemente parcellizzato e singolarmente debole (si rammenta, a tal uopo, che, eccezion fatta per le poche aziende cooperative e per le strutture associate, il numero di capi allevati dalle aziende aderenti al Patto risulta essere mediamente al di sotto delle 20 unità);

-         averlo fatto evolvere attraverso la condivisione di strategie e di obiettivi verso una struttura associativa comune;

-         aver aggregato le necessarie masse critiche per rendere dapprima attivabile il comune processo di ricerca applicata e, quindi, sostenibile anche dal punto di vista finanziario e delle ricadute nel tempo.

Senza l’azione di sistematizzazione del debole tessuto produttivo portata avanti dal Distretto sarebbe improponibile ipotizzare la realizzazione di un programma funzionale all’attivazione di un processo di ricerca applicata per le aziende aderenti oltre che non sarebbe possibile attrarre e quindi coinvolgere attivamente un partner esterno in possesso di un now-how di punta qual è appunto quello messo a disposizione dal CorFilCarni.

Il Centro di ricerca sul campo, gestito direttamente dal Consorzio di Ricerca della Filiera Carni, consentirà quindi di produrre nuova conoscenza  (economia di apprendimento) per tutti gli aderenti al Distretto in termini di alimentazione dei bovini, frollatura, sezionamento ed etichettatura delle carni, permetterà di attivare il processo di tracciabilità e rintracciabilità del prodotto garantendo e certificando il luogo di origine ed il territorio di provenienza e consentirà altresì di facilitare il relativo posizionamento sul mercato (economia di scopo).

Questo ultimo aspetto – il posizionamento sul mercato – rappresenta una debolezza strutturale che si potrà superare solo attraverso l’aggregazione e la messa a valore dell’offerta di carne, attualmente fortemente parcellizzata ed indistinta e quindi collocabile su un mercato locale e/o territoriale ed a  prezzi più bassi di quanto fatto registrare dal mercato nazionale.

 

-   B) Adeguamento del macello di Collesano al Marchio CE e quindi contestuale ampliamento della piattaforma a servizio delle lavorazioni dell’intero distretto e finalizzato al superamento dell’esiguità della presenza di piattaforme per le lavorazioni delle carni specie per quanto riguarda il territorio delle basse Madonie.

L’intervento di adeguamento del Macello di Collesano, risponde dunque all’esigenza di irrobustire ed ampliare la piattaforma logistica a supporto delle lavorazioni carnee e di ridurre gli alti costi di trasposto attualmente sostenuti dalle aziende aderenti per portare gli animali ad altri macelli.

Il processo di riorganizzazione funzionale attivato dal Distretto ci ha guidato nel selezionare questo intervento fra quelli inseribili nel piano di sviluppo del Distretto in ragione del rapporto investimento/benefici ottenuti e del consequenziale rapporto costi attivati/benefici prodotti.

L’infrastruttura risponde anche a logiche di cosiddetto vantaggio competitivo connesse alla presenza – nell’area limitrofa al comune di Collesano – del secondo polo di produzione di bovini ( dopo quello di Gangi) dell’intero Distretto ed alla necessità di dover “costruire” nuovo vantaggio competitivo in favore delle diverse decine di aziende ivi coinvolte, garantendo loro un’immediato abbattimento dei costi di trasporto e di macellazione in atto sostenuti.

 

  • Ricerca applicata e internazionalizzazione

L’ex Foro boario di Gangi, diverrà punto di riferimento della ricerca applicata per l’intera filiera della carne.

Sul campo della ricerca obiettivo specifico è quello di verificare direttamente sul campo, gli elementi positivi e tipici generati dalle condizioni e dai sistemi di allevamento tradizionale per esaltarli, migliorandone al contempo i livelli organizzativi e funzionali e recuperando dette tipicità ad una logica di sistema, attenta quindi alla riduzione dei costi sostenuti ed alla qualità dei prodotti certificati.

Detto sistema di ricerca applicata – già positivamente sperimentato dal Consorzio di Ricerca della Filiera Carni – per le capacità di adeguamento e di flessibilità attivate, rappresenta il principale elemento di internazionalizzazione del Patto Distrettuale, poiché risulta essere facilmente esportabile ed applicabile nelle differenti realtà produttive territoriali.

Questa unitaria capacità di ri-orientare elementi tipici e tradizionali in un  contesto di forte concorrenzialità esterne, rappresenta una delle motivazioni cardine del Patto Distrettuale e del valore aggiunto che in termini economici ma anche culturali e sociali esso produrrà per l’intero sistema territoriale.

  • Il Sistema di tracciabilità del prodotto

E' una delle azioni  fondamentali che ci consente di poter assicurare da un lato nuovo valore aggiunto al “prodotto” e dall’altro maggiore sicurezza al consumatore finale.

Detto percorso si concretizzerà nell’attivazione di un controllo di qualità sulle carni prodotte e nella costruzione di un sistema dinamico ed efficace per la tracciabilità e la rintracciabilità del prodotto, in grado di verificare prima e di certificare dopo l’intero percorso dall’allevamento al punto vendita.

L’attivazione dell’organizzazione distrettuale consentirà di produrre anche in questo caso nuovo valore aggiunto per il tessuto produttivo aderente in quanto esso potrà godere dei vantaggi legati alla possibilità di poter ridurre i costi legati alla fase di pre-sviluppo del sistema e di attivare economie di scala nella fase di gestione e di applicazione dello stesso.

  • Il Sistema integrato di etichettatura delle carni

Consentirà di completare il processo di controllo sulla qualità delle carni e quindi integrare la messa in rete delle piattaforme logistiche per le lavorazioni operanti nel territorio del Distretto.

Detto sistema in maniera semplice consentirà di fatto di unificare – standardizzandone tutti gli aspetti legati alla lavorazione ma anche alla gestione dei rifiuti e del connesso ciclo di valorizzazione – i macelli e le piattaforme esistenti completando il processo di sicurezza alimentare e interagendo con il programma di marketing attivato.

L’azione consentirà inoltre di valutare un sistema di gestione integrato in grado di far interagire le piattaforme logistiche di lavorazione con i singoli punti vendita e di raccogliere da questi i dati necessari a ri-orientare il prodotto carneo alla luce delle attese  qualitativo-sensoriale-gustativo esposte dal consumatore finale.

Risulta evidente come questo sistema integrato di etichettatura per poter essere applicato necessiti di una regia unitaria in grado di poter coordinare le azioni di tutti gli attori che intervengono nella filiera produttiva e di far evolvere i loro comportamenti e le loro funzioni in ragione dell’obiettivo comune: migliorare continuamente la qualità dei prodotti ottenuti, comunicare questa qualità e posizionarla adeguatamente  sul mercato nazionale e non.

Questa regia sarà appunto assicurata grazie alla presenza del Patto  Distrettuale.

  • Rinnovo patrimonio genetico

L'azione consentirà di coniugare le risultanze dei programmi di ricerca con la conseguente applicazione del necessario ricambio del patrimonio genetico animale e quindi mira a sostenere finanziariamente l’acquisto di riproduttori maschi che possano assicurare – in purezza – la riproduzione del patrimonio genetico di qualità richiesto dal Patto Distrettuale.

Anche in questo caso immaginare di poter applicare questa azione in solitudine, slegata quindi da una politica quadro di rilancio e di riposizionamento del tessuto produttivo esistente verso un target di mercato medio-alto, sarebbe impensabile.

Sarebbe quindi assai arduo ipotizzare un’azione puntuale di rinnovamento del patrimonio genetico senza un’adeguata contestualizzazione attivabile grazie alle politiche distrettuali e quindi supportata da azioni formative sul campo in favore degli allevatori e validata dai buoni risultati ottenuti in tema di posizionamento del prodotto sul mercato ed in definitiva di aumento di redditività per le aziende aderenti.

Questo valore aggiunto potrà essere determinato grazie all’attivazione di politiche quadro che si struttureranno in un mix di azioni tutte orientate al raggiungimento di obiettivi comuni ed alla presenza di un gestore unico – il Patto Distrettuale - in grado di valutare e decidere sugli interventi da intraprendere.

  • Il percorso Formativo

Si tradurrà nell’organizzazione e nella pianificazione di un percorso di apprendimento collettivo delle risorse umane interessate dalla filiera delle carni del distretto produttivo. Detto percorso si comporrà di due tipologie formative che interesseranno tutti gli operatori della filiera (allevatori, operatori della macellazione, selezionatori degli animali in vitam e delle carni, addetti alla vendita, tecnici per la certificazione del prodotto, studenti dei due istituti professionali di stato per l’agricoltura, ecc.).

Il valore aggiunto determinato dal nuovo assetto organizzativo prodotto dal Patto Distrettuale è rintracciabile chiaramente nella capacità di riuscire a pianificare un percorso formativo che in maniera trasversale interesserà e recupererà pezzi di conoscenza che, in atto, si muovono in maniera disarticolata l’uno dall’altro producendo dis-economie e dis-conoscenza, e li riporterà all’interno di un processo comune e condiviso, governato in maniera orizzontale da una strategia di sviluppo di medio periodo e soprattutto orientato a produrre - a beneficio degli operatori della filiera delle carni - nuova conoscenza grazie anche alla continua sperimentazione ed all’applicazione  quotidiana della ricerca applicata.

  • Le politiche di Promozione

Prevedono un pacchetto di azioni coordinate ed integrate fra di loro che vanno dalla partecipazione a mostre, fiere, workshop ed eventi sul territorio internazionale, all’attivazione di mirate campagne promo-pubblicitarie, alla realizzazione di un folder illustrativo del “prodotto”, alla creazione di banner informativi da posizionare sia sui punti vendita che commercializzeranno i prodotti carnei del Distretto che sulla rete dei ristoranti che “utilizzeranno il prodotto”.

Esse partiranno con la realizzazione del marchio del Distretto e proseguiranno con una necessaria e forte azione di restyling dell’immagine della rete vendita che dovrà – con tecniche di marketing intergrato – comunicare la grande e nuova qualità del prodotto carneo commercializzato.

Solo grazie al Patto Distrettuale ed alla capacità che esso avrà di  mobilitare convergenze di saperi e di interessi – coinvolgendo tutti gli operatori, istituzionali e socio-economici che hanno un ruolo attivo – l’azione promozionale sortirà gli effetti desiderati e sarà in grado quindi di comunicare al mercato ed ai cittadini, una qualità altra, diversa, di un prodotto carneo che esce fuori dall’anonimato nel quale per lungo tempo è stato sepolto e conquista un nuovo valore alimentare al quale dovrà corrispondere un nuovo valore economico.

Il Tessuto Produttivo

Le imprese che hanno dato vita al Patto Distrettuale sono complessivamente 232 per un totale complessivo di 468 addetti;

 

La “Filiera della carne bovina delle aree interne di Sicilia” è riuscita a mettere in rete ed a ricomprendere nelle proprie azioni progettuali, un numero di aziende e di addetti che supera di tre volte i requisiti mini di accesso previssti quale soglia di ammissibilità (adesione da parte di almeno 50 imprese aventi almeno 150 addetti).

 

 

 

Ultimo aggiornamento Mercoledì 22 Ottobre 2014 08:28